lunedì 14 marzo 2011

I colori dell'anima

                                                                                                                                             (23/10/2010) 
"Di che colore sono i tuoi capelli ? Quanto sei alta ? Quali sono le tue misure ?" Ogni volta mi viene chiesto per presentarmi. Domande poste a raffica, quasi si accendesse di colpo un cd con solo quelle parole registrate, che si ripetono e si ripetono più volte. Mi viene da sorridere. Può forse limitarsi a questo il quadro descrittivo di una persona ? Come se fosse veramente e solamente importante il fatto che tu sia bionda o mora, alta o bassa; come se soltanto questo possa in qualche modo determinare la buona riuscita di un rapporto personale o di un progetto lavorativo. E' certo sì che la bellezza, in un mondo come quello di oggi, possa essere di grande aiuto per potersi affermare in diversi ambiti. E' altrettanto scontato che, trovandosi nel mondo della moda e della fotografia questo elemento sia imprescindibile e necessario. Tuttavia, risulta limitante pensare di riuscire a fare qualcosa soltanto grazie alle proprie qualità estetiche, è sconvolgente riporre tutte le proprie forze in questo, ed è inoltre sconcertante, a mio parere, vedere come in alcuni casi ciò serva veramente per distinguersi, per rendere il proprio percorso un pò più semplice. Vedo persone che scelgono di esaltare al massimo le loro doti esteriori a discapito della personalità, dell'intelligenza, del loro carattere: della loro anima. Queste non capiscono che quando ci sono dei veri presupposti per istaurare una collaborazione professionale con qualcuno, o semplicemente per dare inizio ad un qualsiasi rapporto interpersonale, per far sì che questo si protragga nel tempo, è necessario non solo essere carine, ma anche avere della personalità, una bellezza interiore. Questo tipo di bellezza se ben coltivata è di gran lunga più abbagliante agli occhi di chi ci sta intorno di quella esteriore. In ogni cosa che facciamo è necessario metterci la propria anima e con anima intendo tutte quelle caratteri non visibili direttamente dall'occhio umano ma che se sai osservare attentamente possono trapelare da qualsiasi fotografia, da qualsiasi dipinto, libro, o altra azione, se questa risulta fatta con questo elemento. Esistono tante cose oggettivamente belle in questo mondo, ma ciò che fa la differenza tra l'una e l'altra è proprio il fatto di riuscire a trasmettere emozioni, magari proprio lo stato d'animo di chi le ha fatte. E' questo che distingue. E' questo quello che è veramente importante. E allora mi chiedo perchè non venga mai chiesto: 
"Di che colore è la tua anima ?" 


Carolina Rosini


sabato 12 marzo 2011

Bisogna vedere quel che non si è visto...

Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, la pietra che ha cambiato posto.
José Saramago

venerdì 11 marzo 2011

Rovine Circolari

"And if he let off dreaming  about you..."
Through the Looking-Glass, IV



Il proposito che lo guidava non era impossibile, anche se soprannaturale. Voleva sognare un uomo: voleva sognarlo con minuziosa interezza e imporlo alla realtà...
Comprese che l'impegno di modellare la materia incoerente e vertiginosa di cui si compongono i sogni è il più arduo che possa assumere un uomo, anche se penetri tutti gli enigmi dell'ordine superiore e dell'inferiore: molto più arduo che tessere una corda di sabbia o monetare il vento senza volto...
Sognò un uomo intero, un giovane, che però non si levava, né parlava, né poteva aprire gli occhi. Per notti e notti continuò a sognarlo addormentato...
Nelle cosmogonie gnostiche, i demiurgi impastano un rosso Adamo che non riesce ad alzarsi in piedi; così inabile, rozzo ed elementare come quest'Adamo di polvere, era l'Adamo di sogno che le notti del mago avevano fabbricato...
Nel sonno dell'uomo che lo sognava, il sognato si svegliò. [...]
Prima (perché non sapesse mai che era un fantasma, perché si credesse un uomo come gli altri) gl'infuse l'oblivio totale dei suoi anni di apprendistato...
Non essere un uomo, essere la proiezione del sogno di un altr'uomo: che umiliazione incomparabile, che vertigine! Andò incontro ai gironi di fuoco: che non morsero la sua carne, che lo accarezzarono e inondarono senza calore e senza combustione...
Con sollievo, con umiliazione, con terrore, comprese che era anche lui una parvenza, che un altro stava sognandolo...
                                                                         Dal libro "Finzioni" di Jorge Luis Borges